Si può ridere e riflettere. Credo che Checco Zalone sia stato molto coraggioso; ha raccontato, come hanno scritto molti, la sua Africa. Ci ha fatto vivere i migranti in mare, gli attacchi terroristici, la fame e la mancanza di tutto, come qualcosa di immediato, ma i sogni non ci debbono mai abbandonare. Anche quando sentiamo la voce di Benito Mussolini, che ci ricorda cose impronunciabili, o quando ci sono vite umane in condizioni assurde su una nave e cerchiamo di capire a chi recapitiamo questi esseri umani. Quando mi è capitato di parlare in convegni o di scrivere sul rapporto media e migrazione ho sempre cercato di sottolineare come ci sia una rappresentazione del fenomeno raccontata sui mezzi d’informazione e sui social che è diversa dalla realtà. Checco Zalone ha tentato di fare questa operazione. A modo suo. Con tanto coraggio e anche con tanto talento. Quello dell’attore e quello del regista. Primi piani stretti e campi lunghi sul deserto. Questo mentre i media hanno e stanno continuando a svolgere un’azione catalizzatrice incapace di veicolare valori alti, quanto piuttosto quella di essere specchio della società. Una deriva che l’avvento dei social ha acuito. Il principio di uniformità culturale e di un’audience unificata si sono rafforzati in conseguenza della forza di penetrazione del sistema della disinformazione. Risulta chiaro che in una società così debole e con identità nazionale fragile, oggi in balia delle spinte sovraniste e populiste, la comprensione del fenomeno migratorio e la lettura della realtà incontrano ostacoli difficili da abbattere, tanto più che proprio la migrazione è uno dei temi più veicolati dall’industria della disinformazione. In questo senso i dati pubblicati dall’Osservatorio AGCOM nel febbraio 2019 evidenziano che nel periodo gennaio- agosto 2018 tra i 30 termini più ricorrenti nei siti di disinformazione, le parole migranti e immigrati avessero oltre 10.000 occorrenze. A questo si aggiunga che su un campione di 1.358 individui da i 14 ai 74 anni rappresentativo della popolazione italiana, risulta che: considerando i temi rilevanti per l’UE individuati da Eurobarometro, l’immigrazione viene indicato tra i 3 più importanti da quasi il 60% dei cittadini. Seguono, con quote vicine al 50%, le questioni legate alla situazione economica del Paese e alla disoccupazione.
E’ del tutto evidente che se nella società mediatizzata, la rappresentazione prevale sulla realtà dei fatti, inneschiamo un meccanismo nel quale l’immaginario prevale sul reale. Si carica di un contenuto emozionale che rischia di alterare la capacità di comprensione. Questo ci ha voluto far capire Checco Zalone a volte esasperando i concetti. Ci sono decine di guerre nel mondo, c’è fame, c’è bisogno di solidarietà. Ma quello che vediamo è altro. E poi l’idea di creare uno spot del film che non prevedeva nessuna scena riproposta in “Tolo Tolo” è davvero geniale. Bravo Checco. Anche questa volta ha fatto centro.