Tre donne, differenti tra di loro, a cui se ne aggiunge un’altra. E sarà proprio per quest’ultima, vittima di violenza, che le tre uniranno le forze, perché sia fatta giustizia. È un crime a tinte molto attuali “Bella da morire”, la nuova fiction in onda su Raiuno: un giallo da risolvere per la protagonista, un’ispettrice che deve fare i conti anche con le sue origini, i drammi vissuti nella sua famiglia.
“Bella da morire” riesce a ben inserirsi dentro quel filone di fiction Rai in cui la figura della donna cerca percorsi narrativi che vadano oltre gli stereotipi. Qui, di donne che cercano di uscire da un contesto di pregiudizio, ce ne sono ben tre, e sono coloro che fanno partire e portano avanti l’indagine sulla giovane vittima: oltre all’ispettrice (impersonata da Cristina Capotondi) dal carattere brusco e spesso troppo impulsivo, c’è la PM che all’inizio si scontra e cerca di “imbrigliare” la nuova collaboratrice ma poi stabilisce con lei un bel rapporto di collaborazione; e poi c’è la particolare figura del medico legale (anche lei donna, ma non esiste il termine “medica”), che si occupa delle autopsie con una sorprendente tenerezza.
La protagonista, spesso, per far sentire la propria voce e per convincere i suoi superiori che la scomparsa da casa di una donna non può essere sottovalutata, cita i numeri “della violenza”. Parla di un fenomeno sottostimato, fornisce dei dati sulle donne che ancora oggi sono vittime della furia omicida del proprio compagno. Ciò che desta ancora maggiore curiosità e che ci invita a seguire la fiction fino alla fine, prevista per il 5 aprile, è il focus che la trama fa sulla figura dell’uomo maltrattante, come persona vittima della sua stessa violenza ed inserito in un percorso di recupero che probabilmente lo porterà al cambiamento e all’amore vero e profondo. Non ci resta che seguire le ultime puntate!