Mese di maggio. Per tradizione è il mese che, più di tutti, si accosta alla Vergine Maria, madre di Gesù e madre nostra. Quanti innamorati della Madonna nel corso dei secoli! Quanti santi hanno avuto in comune un amore prediletto per lei! Quanti credenti, discepoli di Gesù hanno contemplato il volto di Maria, hanno imitato lei nella sequela, nella vita cristiana, ed hanno imparato proprio da lei a vivere la propria vocazione. Quanti, nei momenti di maggiore difficoltà per il mondo (guerre, carestie, pandemie …) hanno attinto forza dalla preghiera alla Vergine, dal colloquio con lei, specialmente dalla preghiera del Rosario! Quanti grandi uomini e donne, per esempio, innamorati di Maria e a lei devoti, hanno ricavato da lei l’energia e la costanza necessarie per portare a compimento opere imponenti nella Chiesa. Non è proprio dal Rosario, preghiera mariana per eccellenza, da loro accolto come un vero dono del cuore della Madonna che hanno realizzato il sogno della santità? Sì, è stato certamente così! Lo testimonia la loro esperienza: questa popolare preghiera mariana è un mezzo spirituale prezioso per crescere nell’intimità con Gesù e per imparare, alla scuola della Vergine di Nazareth, a compiere sempre la volontà di Dio. “Riscoprire la bellezza di pregare il rosario a casa nel mese di maggio”: è questo il motivo che ha spinto papa Francesco a diffondere il 25 aprile scorso una lettera e due preghiere alla Madonna per suggerire ai fedeli la devozione a Maria in questo mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla Madre di Dio. Il suggerimento di papa Francesco avviene proprio nel pieno della pandemia da coronavirus e mentre in molte famiglie, “chiese domestiche”, si riscopre il gusto della preghiera in comune (che si aggiunge alla dimensione più intima e personale). Tutti i credenti, in un momento difficilissimo e delicato della nostra storia, siamo così chiamati a diventare, nella misura e nei modi che Dio concede a ciascuno, autentici apostoli del Rosario. È questo il modo più vero ed autentico per amare ed imitare la Madonna. Ma per essere apostoli del Rosario, occorre fare esperienza in prima persona della bellezza e della profondità di questa preghiera, apparentemente ripetitiva e monotona ma, in realtà, semplice ed accessibile a tutti, un vero dialogo di amore, un incrocio di sguardi carichi di affetto, un meditare e lasciarsi avvolgere da una maternità che supera ogni altra. È necessario anzitutto lasciarsi condurre per mano dalla Vergine Maria a contemplare il volto di Cristo: volto gioioso, luminoso, doloroso e glorioso. Chi, come Maria e insieme con lei, custodisce e medita assiduamente i misteri di Gesù, assimila sempre più i suoi sentimenti e si conforma a Lui. Mi piace, al riguardo, citare una bella considerazione del beato Bartolo Longo, grande apostolo del Rosario: “Come due amici praticando frequentemente insieme, sogliono conformarsi anche nei costumi, così noi, conversando familiarmente con Gesù e la Vergine, nel meditare i Misteri del Rosario, e formando insieme una medesima vita con la Comunione, possiamo diventare, per quanto ne sia capace la nostra bassezza, simili ad essi, ed apprendere da questi sommi esemplari il vivere umile, povero, nascosto, paziente e perfetto”. Il Rosario è scuola di contemplazione e di silenzio. A prima vista, potrebbe sembrare una preghiera che accumula parole, difficilmente conciliabile con il silenzio che viene giustamente raccomandato per la meditazione e la contemplazione. In realtà, la ripetizione dell’Ave Maria non turba il silenzio interiore, anzi, lo richiede e lo alimenta. Il silenzio affiora attraverso le parole e le frasi, non come un vuoto, ma come una presenza che trascende le parole stesse e parla al cuore. Così, recitando le Ave Maria, occorre fare attenzione a che le nostre voci non “coprano” quella di Dio, che parla sempre attraverso il silenzio, come “il sussurro di una brezza leggera” (1 Re 19,12). Quanto è importante allora curare questo silenzio pieno di Dio sia nella recita personale che in quella comunitaria! Anche quando il Rosario viene pregato in modo comunitario è necessario che si percepisca come preghiera contemplativa, e questo non può avvenire se manca un clima di silenzio interiore; ecco perché è importante, nella recita, non correre, non lasciarsi prendere dalla fretta. A volte può essere più utile evitare di recitare le litanie che concludono la preghiera del Rosario o anche fermarsi a tre o quattro misteri ma, certamente, è bene gustare e pregare con calma. Il Rosario, infatti, è contemplazione della vita di Gesù e di Maria, da dove ricaviamo importanti esempi ed insegnamenti di vita. Il Rosario, infatti, è tutto intessuto di elementi tratti dalla Scrittura. C’è innanzitutto l’enunciazione del mistero, fatta preferibilmente con parole tratte dalla Bibbia. Segue il Padre nostro: nell’imprimere alla preghiera l’orientamento verso l’Alto, apre l’animo di chi recita il Rosario al giusto atteggiamento filiale, secondo l’invito del Signore: “Quando pregate dite: Padre …” (Lc 11,2). La prima parte dell’Ave Maria, tratta anch’essa dal Vangelo, ci fa ogni volta riascoltare le parole con cui Dio si è rivolto alla Vergine mediante l’Angelo, e quelle di benedizione della cugina Elisabetta. La seconda parte dell’Ave Maria risuona come la riposta dei figli che, rivolgendosi confidenti alla Madre, non fanno altro che esprimere la propria adesione al disegno salvifico, rivelato da Dio. Così il pensiero di noi che preghiamo resta sempre ancorato alla Scrittura e ai misteri che in essa vengono presentati. Mi piace infine richiamare la dimensione apostolica (missione) del Rosario, una dimensione che il beato Bartolo Longo ha vissuto intensamente traendone ispirazione per avviare nella sua terra tante opere di carità e di promozione umana e sociale. Inoltre, egli volle il Santuario di Pompei aperto al mondo intero, quale centro di irradiazione della preghiera del Rosario e luogo di intercessione per la pace tra i popoli. “Pace e missione siano le due parole ricorrenti nelle nostre preghiere in questo mese, per volgerle a vantaggio nostro e del mondo intero”, ci esorta il nostro Vescovo Bertolone nella sua lettera del 27 aprile scorso dal titolo “Maggio con te nel cuore, o Maria!”, sviluppando il suo pensiero al numero 4 della stessa. In questo mese di maggio, che viviamo in una particolare cornice che ci chiede ancora distanziamento sociale e molta prudenza, lasciamoci, allora, guidare da queste due piste operative che ci aiutano ad intensificare la vera devozione a Maria e, così, ad essere più genuinamente cristiani: l’apostolato della carità (quanti gesti di amore concreto possiamo compiere in ogni nostra giornata!) e la preghiera per la pace (che dobbiamo costruire a partire dalle nostre relazioni umane!). La preghiera mariana intensifichi e ravvivi, con il nostro impegno spirituale e pastorale, la nostra appartenenza a Dio e alla Chiesa. Sull’esempio e con il sostegno dei santi, di quanti ci hanno preceduto nella fede, di tutti coloro che erano particolarmente innamorati di Maria di Nazareth e fedeli alla preghiera del Rosario, non stanchiamoci di lavorare con passione nella vigna del Signore guardata con amore di predilezione. Seppure – per forza di cose – in modo tutto particolare, diciamo ‘meno comunitario’, continuiamo a vivere la missione che scaturisce dal nostro battesimo ed affidiamoci tutti, affidiamo le nostre famiglie, affidiamo la comunità cristiana, affidiamo l’umanità intera alla Beata Vergine del Santo Rosario, perché ci benedica, ci custodisca e ci guidi all’incontro ultimo e felice con il Figlio suo, Gesù.
Buon cammino con Maria! Restiamo uniti e, soprattutto, rimaniamo nel Signore!